A R T I S T A

Giampietro Galeazzo

Recensioni

Nasce a Padova nel 1950, dove vive e lavora in Via Venier, 51/B.
Inizia l'attività artistica negli anni '70, anni che segnarono il rinnovamento dell'arte.
Negli anni '80 le nuove correnti artistiche lo portano a cimentarsi nell'arte astratta, tridimensionale informale.
L'interesse con il quale conduce le sue ricerche in questa direzione lo portano ad essere protagonista delle opere astratte, grazie alla trasparenza, alla legerezza lirica che Galeazzo sa dare al colore che con grande maestria mescola e crea.

Sintesi di Manifestazioni

Dal 1975 al 1986 ho partecipato a tutti i concorsi Nazionali della provincia di Padova.

  • 1986 - Mostra collettiva di pittori contemporanei Villa Contarini - Piazzola sul Brenta (PD)
  • 1988 - Gran Caffè Pedrocchi, Padova
  • 1989 - Gruppo Padova - Mostra Ignazio Silone (PD)
  • 1989 - Fiera PD Gruppo Calderone - 50 Artisti campionato italiano ornitologico
  • 1989 - Cattedrale ex macello, Comune di Padova
  • 1989 - Galleria Internazionale d'Arte CIDA, Roma
  • 1989 - Euro Art Expo - Fiera di Roma
  • 1990 - Mostra personale Scoletta S. Zaccaria, Venezia
  • 1991 - Galleria S. Vidal, Venezia
  • 1991 - Galleria d'Arte Centro Storico C. oro, Firenze
  • 1991 - Jacob Javits Convention Center - Artexpo New York
  • 1992 - Galleria Petrofil già Rizzoli Arte, Milano
  • 1992 - Galleria d'Arte Solenghi, Como
  • 1992 - Biennale d'Arte Calabrese - Comune di Monterosso Calabro (CZ)
  • 1993 - Accademia Cultura e Arte Lucia Rocca - Giarre (CT)
  • 1993 - Galleria G.B. Tiepolo, Udine
  • 1993 - Galleria S. Vidal, Venezia
  • 1993 - Art Leader (rivista d'Arte) Selezionato per mostra Parigi '94
  • 1993 - Pinacoteca Città di Piacenza
  • 1994 - Parigi - Maison, D'Art et Culture Mont morancy
  • 1995 - Galleria La Meridiana Piacenza
  • 1995 - Personale Galleria Europa - Ponte San Nicolò (PD)
  • 1997 - Pompei Santuario Pontificio
  • 1997 - Personale a due S. Vidal Venezia UCAI
  • 1998 - Galleria Lazzaro by C. Milano UCAI
  • 1998 - Personale a Tre S. Zaccaria VE G.O.Sg.
  • 1999 - Personale a Bologna Galleria Gnaccherini Piazza S. Michele

Critici, uomini di cultura, poeti, hanno parlato di lui:
Paolo Rizzi ha definito le sue pitture su carta: trasparenze e fermentazioni di sottili luce-colore.

Manlio Vigorelli in una presentazione
...pittura intensa e personale, nella quale l'incomunicabilità è il sigillo segreto e vincolante di ogni gesto che avrebbe potuto essere e non è stato...

Lidia Maggiolo:
...nell'arte di Galeazzo si nota una realtà consensuale, aderente alla tecnica, metà pittura, metà scultura. ...dove la ricchezza supera l'immagine.

O. Campigli:
...una pittura che nasce da ricercate esperienze dell'arte astratta, e che presenta difficoltà di interpretazioni...

Tratto dal curriculum-vitae dell'artista.

Quel velo bianco, pur trasparente, è come una ragnatela: invischia lo sguardo, frena il sentimento.
Giampietro Galeazzo lo usa nei suoi rilievi bianchi come la chiave della sua espressività. Può essere una forma riconoscibile (un volto) o magari una specie di escrescenza tumorale. L'importante, per l'artista, è "vedere oltre": scoprire cioè quello che c'è sotto, il nodo psichico che frena la coscienza: Sotto egli dice, "c'è la mia vita, le mie emozioni, il mio modo di essere".
Questi rilievi plastici, che Galeazzo va realizzando da una decina di anni, hanno una valenza estetica e, insieme, una forte pregnanza simbolica. In essi, anzitutto, s'incontra una dialettica serrata di forme in opposizione, grumi di materia bianca e incastri geometrici, visioni figurali e immagini astratto-allusive, sagome di volti umani e corde, frammenti plastici e ganci ferrigni: ordine e caos, tensione verso l'essenzialità e immersione nel coacervo psichico. Qui sta il loro fascino. Ci si rende conto, sia pur lentamente, che il quoziente artistico scivola verso un'espressività che è organica, risalente ai grovigli più reconditi del subconscio. Non a caso si percepisce una forza che tende ad uscire, a lacerare i veli, a farsi visibile.
L'operazione di Galeazzo potrebbe rientrare, storicamente, nel versante neo-dada e, in contrapposizione, in quello neo-costruttivista. Egli giuoca appunto sull'ambiguità, che è così tipica della cultura contemporanea.
L'uso costante del bianco (cioè, come materia, del gesso ricoprente) ricorda certe soluzioni di luce assoluta, nate del pari da una corrente neo-metafisica. Ma se l'artista è figlio (come non potrebbe nonn essere) del suo tempo, egli mira ad un linguaggio universale, non contingente, cioè assoluto. L'intento è, appunto, quello di svelare il mistero che è dentro di noi, all'interno del nostro tessuto organico-nervoso. La sua è un'avventura verso l'incognito, con tutte le ansie, i tremori, i sussulti, ma anche la frenesia e la forza vitale che comporta una tale "riscoperta del mondo".
Tutto ciò che fa Galeazzo è volto, appunto, allo "svelamento" dell'invisibile. Lo si nota anche nei dipinti che pure, in apparenza, parrebbero appartenere ad un'altra categoria estetica. Sono strati di carta e colla entro cui si macera il colore. Qui la superficie è piatta; illusoriamente essa cela quel che c'è sotto e che il nostro sguardo cerca ossessivamente. Può sembrare una foresta, un intrico vegetale, talora un paesaggio surreale.
È proprio questa sensazione di oltrepassare la fisicità del vedere che ci indica - anche in queste pitture - la strada di una simbologia che non può che affondare nei meandri della psiche. La meraviglia di orizzonti sconosciuti alla nostra sensibilità coinvolge uno sforzo, persino allucinato, di conoscenza dell'uomo.
Naturalmente sia i rilievi bianchi sia le pitture vere e proprie ci dicono di un'artista sperimentale, che cerca continuamente nuove strade per esprimere la sua sensibilità. Talora gli esiti possono suscitare disagio; talaltra colpiscono certe soluzioni veramente originali. In ogni caso siamo ben fuori dalla maniera, cioè dal gusto di una moda estetizzante. Le opere che egli realizza hanno un quoziente di "verità biologica" che colpisce: sono momenti, spesso affascinanti, di un viaggio "al di là", dove la meta è magari avvolta d'un velo che attende il gesto liberatorio dell'uomo.

Paolo Rizzi

Simbologia, Allusione, Verità.

Le opere di G. Galeazzo hanno il biancore del gesso e una luce sottile e misteriosa che entra nelle pieghe della materia astratta per far emergere il vero.
Eppure, anche se dalle sue opere quasi sempre appare un lembo di verità (verità come rappresentazione del reale), egli appartiene di diritto a quel gruppo di artisti che hanno fatto delle "ricerca" e della "sperimentazione" una ragione di vita e una base del loro "essere artisti".
È lui stesso che parla: - Con la mia arte ho sovvertito ogni tradizionale nozione di sviluppo artistico e, nel farlo, ho padroneggiato tecniche varie: dallo scavare al modellato all'assemblare, usandole e scartandole a piacere. Ho usato vari materiali: dal legno al gesso, dalla plastica alla carta fino ad innumerevoli objects trouvés nobili o umili che siano; i miei materiali sono sempre modellati dalla mia volontà di fare "arte".
Rifiutandomi di seguire le regole le le convenzioni del mondo dell'arte ho scelto di fare esperimenti, di formulare le mie regole, di decidere il mio vocabolario plastico...
Artista contemporaneo, dunque, fino in fondo.
Essere artisti, oggi, non è cosa semplice perchè tutto muta con una velocità incredibile; essere testimoni del nostro tempo è impresa quanto mai aurdua e quasi impossibile: cadono i miti e le ideologie, nascono nuovi teoremi, si ricercano nuove strade ma forse mai come oggi l'uomo ha evidenziato le sue debolezze e la sua solitudine.
Galeazzo tutto questo lo sente, avverte sulla sua pelle le problematiche umane ed essenziali di questo fine millennio e le trasmette con naturalezza sulle sue opere, senza nulla concedere alle "malizie" del mestiere, senza cedere a compromessi estetici e formali, neppure all'uso dei colori.
Tutto è bianco, bianco come l'infinito, bianco come lo spirito o come la luce che proviene dagli astri più scuri e lucenti.
E poi bende, bavagli, grumi di materia, veli, incastri, frammenti.
C'è tensione psichica in queste opere, c'è la ricerca dell'inconscio che sta dentro ad ognuno di noi, la volontà di entrare nell'intima essenza delle cose, il desiderio evidente di comunicare con "l'assoluto" per scoprirne gli ntimi segreti, per poterne capire la profonda verità.
Queste bende e questi bavagli, quinte di un palcoscenico misterioso ed in bilico tra l'essere e l'apparire, raccolgono le impronte della vita, sono come sudari impegnati di fatica e di esperienza, coprono e nello stesso tempo svelano frammenti di storia che può essere "personale" ma anche universale e cosmica.
Galezzo, che è stato uno dei fondatori del "transvisionismo", sa quanto sia stato importante "scoprire", "entrare dentro", "andare oltre", il puro visibile.
Da questa intima curiosità nascono le sue sculto-pitture che sono piene di energia vitale, di significati allusivi, di simbologia psichica.
Artista del simbolo e dell'allusione, della luce e del mistero, Galeazzo sente fortemente il proprio tempo, vive le atmosfere e le ansie della contemporaneità e traccia, con le sue opere un percorso chiaro e definito alla ricerca della profonda verità che sta alla base del cosmo e dell'umanità intera.

Luciano Carini

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